L’agenzia S&P prevede una crescita del PIL israeliano del 6% quest’anno, ma solo del 2% nel 2023, alla luce delle tendenze economiche globali

L’agenzia di rating  Standard & Poor’s (S&P) ha mantenuto invariato il rating favorevole di Israele a AA- con prospettive “stabili”, nella sua ultima analisi pubblicata nel fine settimana. L’agenzia ha previsto che l’economia israeliana crescerà di un 6% quest’anno, ma che l’andamento dell’economia globale ostacolerà la crescita nel 2023, ed il PIL israeliano crescerà di circa il 2% l’anno prossimo.

Nelle proiezioni aggiornate il mese scorso, la Banca d’Israele ha dichiarato di prevedere una crescita del PIL israeliano del 6% nel 2022 e del 3% nel 2023, dato che il Paese – come ogni altro – continua a lottare contro l’inflazione. La banca ha aumentato i tassi d’interesse di riferimento poiché l’inflazione in Israele ha raggiunto il 4,6% negli ultimi 12 mesi, secondo i dati di ottobre, in calo rispetto al 5,2% calcolato in agosto, ma ancora ben al di sopra dell’intervallo superiore del 3% previsto dalla banca a gennaio.

Nella sua analisi, S&P ha elogiato “l’economia ricca e resistente” di Israele come motivazione per il suo rating favorevole, ma ha detto che tali valutazioni “rimangono limitate da significativi rischi politici e di sicurezza interni e regionali”. L’agenzia ha accolto con favore i risultati delle ultime elezioni israeliane del 1° novembre, che hanno prodotto un blocco di destra, estrema destra e partiti religiosi con 64 seggi sui 120 della Knesset, ma ha osservato che “la volatilità politica interna potrebbe persistere se l’aumento del sostegno ai partiti di estrema destra portasse a tensioni più forti, anche in Cisgiordania”.

La coalizione entrante guidata da Benjamin Netanyahu del Likud comprende la fazione di estrema destra del Sionismo religioso e i partiti ultraortodossi Shas e United Torah Judaism. Domenica scorsa Netanyahu ha ricevuto il mandato di formare il prossimo governo con questi partner di coalizione.

S&P ha dichiarato che “è improbabile che lo spostamento politico a destra influisca sulla performance economica nel prossimo futuro, che negli ultimi anni è stata ampiamente non correlata ai cicli politici”, ma che “la volatilità politica interna potrebbe persistere se l’aumento del sostegno ai partiti di estrema destra dovesse portare a tensioni più forti, anche in Cisgiordania”. Pur sottolineando i recenti sviluppi positivi, come la firma degli Accordi di Abramo che hanno normalizzato i legami e incrementato le relazioni economiche tra Israele, Emirati Arabi Uniti, Bahrein e Marocco, e l’accordo sui confini marittimi con il Libano, l’agenzia ha affermato che i rischi politici regionali sono ancora “elevati” e che “l’escalation delle ostilità tra l’esercito israeliano, Hamas e altri gruppi rimane una possibilità”.

Ciononostante, negli ultimi anni l’economia israeliana si è dimostrata resistente di fronte all’incertezza e all’instabilità. L’economia, trainata dalle esportazioni di servizi informatici ad alto valore aggiunto, ha registrato solo una lieve contrazione dell’1,9% in termini reali nel 2020, all’inizio della pandemia COVID19, per poi registrare una forte crescita dell’8,6% nel 2021, secondo S&P.