A Be’eri, il rombo dei bulldozer ha segnato l’inizio della ricostruzione del kibbutz, mentre si rimuovono diligentemente i resti degli eventi devastanti che si sono svolti il 7 ottobre.

Sorprendentemente, più di un terzo delle case in questa comunità vicina a Gaza porta i segni di danni estesi durante gli spietati attacchi orchestrati da Hamas, con un insostenibile bilancio di 97 vite civili perse.

Questo ambizioso progetto comprende un completo piano di ricostruzione di 2 anni, avviato con la critica fase di demolizione. Circa 130 edifici gravemente danneggiati, costituendo uno sconcertante quarto delle strutture del kibbutz, sono i principali obiettivi. L’Autorità Tekuma, incaricata dell’imponente compito di ricostruire la Regione Tekuma al confine con la Striscia di Gaza, stima che il costo totale di questo sforzo superi i 300 milioni di shekel ($82 milioni di dollari). Questo impegno finanziario è interamente destinato alla ricostruzione delle abitazioni residenziali, riflettendo l’enormità della devastazione.

La complessità della ricostruzione è evidente, poiché decine di case richiedono una ricostruzione completa, ognuna richiede un consistente investimento di almeno 1,5 milioni di shekel ($409.000 dollari) per unità residenziale. Gilad Sheetrit, a capo della società di ingegneria incaricata dal governo di supervisionare questo impegnativo progetto, getta luce sugli aspetti sfumati dell’impegno. Alcune strutture, sebbene danneggiate solo parzialmente, richiedono interventi intricati come la rimozione di pareti per ripristinare funzionalità e sicurezza.

I punti focali di questa ambiziosa iniziativa di riabilitazione sono i quartieri Ashalim e Olives, che hanno subito il peso dell’orrendo assalto dell’7 ottobre. Be’eri, un tempo con orgoglio il più grande kibbutz del Consiglio Regionale di Eshkol con oltre 1.000 residenti e 390 case, ora si erge come una testimonianza di resilienza in mezzo alla tragedia. Più di 100 terroristi di Hamas hanno freddamente assassinato almeno 97 civili a Be’eri, lasciando un’impronta indelebile su questa comunità stretta.

Parlando tra gli echi di un bulldozer che sgombrava le macerie di quello che era una volta la sua casa, il sopravvissuto Yehuda Arussi condivide una toccante evocazione di come ha affrontato l’assalto nel suo rifugio sicuro. Le pareti, rinforzate da una porta di legno non standard realizzata da un falegname locale, testimoniano sia la sopravvivenza che la perdita. “È ancora casa”, guardando i resti della sua unità semi indipendente. Il ricordo struggente di Chava ben Ami, una vicina che ha perso la vita per mano dei terroristi, aleggia nell’aria.

Nelle aree residenziali martoriate di Be’eri, i terroristi non hanno risparmiato crudeltà, incendiando molte case nel tentativo di scacciare gli occupanti scappati nei rifugi sicuri. Il caos che ne è seguito ha visto i terroristi barricarsi in diverse case, impegnandosi in scambi mortali di fuoco con le truppe israeliane. Esplosioni da granate e lanciarazzi hanno inflitto ulteriori danni a molte case, aggravando una situazione già disperata.

Il percorso distruttivo si è esteso oltre le azioni dei terroristi; carri armati e veicoli blindati, schierati nel conflitto tumultuoso, hanno squarciato l’infrastruttura del kibbutz. Secondo Sheetrit, questi veicoli militari hanno causato danni considerevoli a fognature, drenaggi e tubazioni idriche, aggravando le sfide affrontate dalla comunità.

In mezzo alla devastazione emerge un delicato equilibrio tra la conservazione della memoria della tragedia e la marcia verso la ripresa. Haim Jelin, residente di Be’eri e ex capo del Consiglio Regionale di Eshkol, contempla il destino di alcuni edifici danneggiati. Suggerisce che alcune strutture potrebbero essere conservate per fungere da commemorazione solenne degli eventi strazianti che hanno avuto luogo a Be’eri. “È un equilibrio. C’è il desiderio di conservare ma anche di andare avanti”, commenta, sintetizzando le emozioni sfumate all’interno della comunità.

Il processo di guarigione si estende oltre i confini di Be’eri, con lavori in corso in molte comunità colpite vicino al confine con Gaza. Alumim e Sa’ad, tra gli altri, stanno assistendo agli sforzi di ricostruzione, con richieste di offerte che raggiungono località duramente colpite come Nir Am, Nir Oz, Gevim, Kfar Aza e Netiv Ha’asara.

La resilienza dei residenti superstiti di Be’eri si manifesta nella loro decisione di trasferirsi temporaneamente al Kibbutz Hatzerim nel Negev fino a quando il loro kibbutz sarà pronto per essere reinsediato, previsto in via provvisoria per il 2025 secondo il piano della Regione Tekuma. Molti dei residenti attualmente trovano rifugio in un hotel vicino al Mar Morto, la loro dimora temporanea fin dall’inizio dell’evacuazione l’7 ottobre.

Tuttavia, in mezzo all’avversità, la vita persiste. Il cuore agricolo di Be’eri, incarnato nei suoi campi di avocado e agrumi e nei campi di grano, rifiuta di essere silenziato. Nonostante le cicatrici del passato, la comunità rimane saldo nel suo impegno per la terra e la sua sussistenza.

È degno di nota che Be’eri Print, una delle più grandi stamperie del paese e un vitale contributore economico al kibbutz, ha dimostrato una notevole resilienza. In sole due settimane dall’assalto di ottobre, la tipografia ha ripreso le operazioni, riaccogliendo centinaia di dipendenti. Questo simbolo di ripresa economica tra le rovine sottolinea lo spirito indomito di Be’eri e la sua determinazione incrollabile a ricostruire.

Nel contesto più ampio, le conseguenze del 7 ottobre hanno lasciato un’impronta indelebile sul paesaggio delle comunità vicine a Gaza. Il processo di ricostruzione si estende ben oltre la ricostruzione fisica; comprende il ripristino di vite frantumate, la guarigione di profonde ferite emotive e il rafforzamento di legami comunitari che vanno oltre le cicatrici della tragedia.

Mentre Be’eri percorre il difficile cammino verso la ripresa, gli echi della sua resilienza fungono da testimonianza della forza intrinseca nello spirito umano. L’impegno a ricostruire non solo strutture fisiche, ma anche il tessuto della vita comunitaria, parla a chiare lettere della vitalità duratura di Be’eri e della sua volontà incrollabile di emergere dall’ombra dell’7 ottobre in un futuro segnato da speranza, resilienza e rinnovamento