La sentenza della sezione del Tribunale israeliano di Tel Aviv stabilisce un precedente per altre società israeliane in grado di costringere il proprio personale a vaccinarsi contro il coronavirus, anche contro la propria volontà.

Un datore di lavoro può richiedere ad uno dei suoi impiegati di essere vaccinato o di eseguire un test del coronavirus per poter lavorare, anche se contro la sua volontà, secondo una decisione del tribunale regionale del lavoro di Tel Aviv questa settimana. La corte ha risposto ad una petizione presentata da un dipendente di Mekorot, la compagnia idrica nazionale israeliana, contro il suo datore di lavoro. L’azienda aveva detto che i dipendenti non vaccinati o coloro che non presentavano un test negativo non potevano lavorare. La corte ha esortato il querelante a non continuare con il suo caso, poiché richiedere a qualcuno di vaccinare o presentare due test di coronavirus negativi a settimana, come richiesto da Mekorot, è compatibile col crescente tasso di positività da COVID19 in Israele.

In una lettera del suo avvocato alla società, il dipendente  in oggetto ha affermato che avrebbe accettato di sostenere i due test a settimana contro la sua volontà, ma si sarebbe riservato il diritto di citare in giudizio la società in seguito. L’avvocato Michal Harel Stein ha rappresentato Mekorot nel caso. Dei 1.500 dipendenti dell’azienda, solo 30 non sono vaccinati, di cui il 50% non può ricevere il vaccino per motivi medici. Fino ad ora, lo Stato ha pagato per i test del coronavirus, quindi questi due test non sono costati nulla al dipendente. Ora, con il nuovo regolamento Green Pass, è probabile che il lavoratore dovrà pagare il proprio test a un prezzo di circa 52 NIS ciascuno.

La sentenza stabilisce un precedente per altre società israeliane che sono in grado di costringere il proprio personale a vaccinarsi o testarsi contro la loro volontà. Mekorot è una società interamente di proprietà del governo, che opera sotto il Ministero delle Infrastrutture, dell’Energia e delle Risorse Idriche e del Ministero delle Finanze. La decisione potrebbe quindi essere applicabile per il governo e le aziende private.