Sottolineando che la guerra si sta protraendo più a lungo del previsto, l’agenzia di rating S&P ha anche tagliato le prospettive di credito di Israele da “stabili” a “negative”.

A causa del conflitto con l’Iran, della guerra in corso a Gaza e dell’escalation al confine settentrionale, l’agenzia di rating internazionale S&P ha annunciato di aver tagliato il rating di Israele da AA- ad A+. Inoltre, le prospettive di credito di Israele sono state declassate da “stabili” a “negative”. L’annuncio è stato inaspettato, dato che la decisione ufficiale di S&P sul rating di Israele non è prevista prima del 10 maggio.

Perché è successo?

Nell’annuncio di S&P, l’agenzia ritiene che la recente recrudescenza del conflitto tra Israele e Iran aumenti i rischi geopolitici che erano comunque elevati per Israele. Anche se S&P non vede un conflitto regionale su larga scala, la guerra tra Israele e Hamas e il confronto con Hezbollah continueranno per tutto il 2024, a differenza della stima precedente secondo cui i combattimenti sarebbero terminati in non più di sei mesi.

Inoltre, l’agenzia di rating prevede un aumento del deficit fiscale del governo all’8%, superiore all’obiettivo del 6,6% fissato dal governo stesso. “Prevediamo che il deficit pubblico di Israele salirà all’8% del PIL nel 2024, soprattutto a causa dell’aumento delle spese per la difesa. L’aumento del deficit continuerà anche nel medio termine”, ha scritto S&P. S&P stima inoltre che il rapporto debito/PIL di Israele raggiungerà il 66% nel 2024, rispetto al 60% dello scorso anno.

Quali scenari vede S&P?

Lo scenario fondamentale di S&P si basa su diversi punti: La guerra tra Israele e Hamas continua, probabilmente a un’intensità minore, per tutto il 2024, con scambi di fuoco di routine con Hezbollah sul confine settentrionale, ma senza un’escalation del conflitto diretto con l’Iran o di un più ampio conflitto regionale in Medio Oriente.

Prima delle ultime notizie sulle esplosioni in Iran, S&P scriveva: “Attualmente vediamo diversi possibili rischi di escalation militare, tra cui un confronto militare più sostanziale, diretto e prolungato con l’Iran. Israele è sottoposto a pressioni internazionali per limitare la sua risposta all’attacco del 13 aprile, mentre l’Iran ha annunciato la sua intenzione di non inasprire la situazione. Tuttavia, a nostro avviso, rimane il rischio di un incidente o di un errore di calcolo, soprattutto se ci saranno altri scambi di fuoco tra le due parti”.

Un altro scenario prevede l’espansione del conflitto con Hezbollah al confine settentrionale di Israele. “L’espansione degli attuali conflitti potrebbe presentare ulteriori rischi sociali e di difesa per Israele, che potrebbero influenzare una serie di indici economici e fiscali, a differenza del nostro scenario di base”.

Cosa hanno fatto le altre agenzie di rating?

Delle tre principali agenzie di rating internazionali, Moody’s è stata la prima a tagliare il rating di Israele dall’inizio della guerra. A febbraio Moody’s ha annunciato il primo taglio del rating nella storia di Israele e ha tagliato l’outlook del credito a negativo. Il mese scorso, invece, Fitch ha deciso di lasciare invariato il rating di Israele, tagliando però l’outlook.

Cos’altro dice l’annuncio?

Per quanto riguarda gli aspetti positivi, S&P ha rilevato che Israele mantiene punti di forza finanziari, tra cui l’accesso ai mercati internazionali dei capitali, un surplus delle partite correnti, una forte posizione patrimoniale netta verso l’estero e significativi saldi in valuta estera il mese scorso, nonché obbligazioni per un totale di 8 miliardi di dollari in diverse scadenze (cinque, dieci e 30 anni). Il fatto che le esportazioni israeliane siano in gran parte basate sull’alta tecnologia ha giocato a favore di Israele, che secondo la società non rischia di essere danneggiato.

Sul fronte negativo, S&P ha osservato che il continuo sostegno finanziario degli Stati Uniti a Israele potrebbe essere messo in discussione se le divergenze di opinione sugli sviluppi a Gaza dovessero continuare. L’agenzia prevede che quest’anno la crescita economica sarà solo dello 0,5%, rispetto al 2% dell’anno scorso.